L’Agenzia delle Entrate intensifica i controlli sul rispetto dei requisiti del regime agevolato: soglie, cause ostative e nuove strategie di accertamento.
L’Agenzia delle Entrate ha messo in atto un’azione di verifica mirata per l’anno d’imposta 2021, focalizzandosi sui contribuenti che hanno optato per il regime forfettario. Questa iniziativa prevede controlli accurati sulla corretta applicazione dei requisiti e delle cause di esclusione. È fondamentale che chi ha aderito al forfettario nel 2021 dimostri, con documentazione adeguata, il rispetto dei limiti imposti dalla normativa.

Il punto centrale di questa verifica è il limite di ricavi o compensi percepiti nell’anno precedente, che non deve superare i 65.000 euro. Questa soglia considera gli incassi effettivi, seguendo la regola di cassa, e prevede un adeguamento proporzionale per chi ha iniziato l’attività in corso d’anno.
Oltre al tetto dei ricavi, il regime forfettario impone il rispetto di altre condizioni significative. Tra queste, spiccano il limite di spese per il personale dipendente o assimilato fissato a 20.000 euro, l’impossibilità di accedere al regime con redditi da lavoro dipendente o assimilati superiori a 30.000 euro nell’anno precedente, e la preclusione per chi detiene quote di controllo in SRL che svolgono attività simili a quelle individuali. Altre cause di esclusione includono l’adesione a regimi speciali IVA, rapporti economici prevalenti con ex datori di lavoro nei primi due anni di attività, e errori o omissioni nella compilazione dei quadri dichiarativi.
Partite Iva forfettarie, verifiche più intense: cosa si rischia
La permanenza nel regime richiede un monitoraggio continuo delle condizioni, poiché la violazione anche di un solo requisito comporta l’uscita dal regime agevolato, con il passaggio al regime ordinario dall’anno successivo. Inoltre, il superamento del limite di 100.000 euro determina un’uscita immediata dal regime.

Dal punto di vista operativo, l’Agenzia delle Entrate ha potenziato gli strumenti di controllo, includendo l’incrocio tra dati bancari e fiscali, verifiche documentali, l’utilizzo di strumenti digitali e banche dati, e l’invio di questionari in caso di anomalie. Queste azioni sono volte a intercettare discrepanze significative tra i flussi finanziari e i compensi dichiarati, nonché a valutare la coerenza patrimoniale del contribuente.
Per proteggersi da eventuali accertamenti, è essenziale mantenere un’archiviazione ordinata di tutti i documenti finanziari e commerciali, verificare la propria posizione societaria e partecipativa, e assicurarsi che la compilazione dei quadri dichiarativi sia corretta, avvalendosi degli strumenti di regolarizzazione disponibili.





