Per i lavoratori che nel corso del 2025 hanno cambiato lavoro c’è la possibilità di ottenere 320 euro in più: ecco cosa bisogna fare.
Una svista formale nella scelta del sostituto d’imposta nel modello 730 sta lasciando in sospeso, per migliaia di lavoratori che hanno cambiato impiego nel 2025, rimborsi IRPEF che avrebbero dovuto arrivare in busta paga. L’importo medio segnalato dai Centri di assistenza fiscale è di circa 320 euro, ma può essere superiore o inferiore a seconda della singola posizione.

La dinamica è semplice quanto insidiosa: se nel 730 si è indicato il vecchio datore di lavoro come sostituto d’imposta e il rapporto si è chiuso nel 2025, quell’azienda non può più effettuare rimborsi; il nuovo datore, non essendo stato indicato, non può subentrare. Risultato: il credito resta “congelato” e non compare in busta.
Il sostituto d’imposta è il soggetto (datore di lavoro o ente pensionistico) che trattiene le imposte e gestisce i conguagli IRPEF derivanti dal 730. Il problema sorge quando il lavoratore presenta il 730 indicando come sostituto il vecchio datore; nel frattempo il rapporto cessa nel corso del 2025; il vecchio datore, cessato il rapporto, non è più obbligato a rimborsare; il nuovo datore non è abilitato a farlo perché non risulta come sostituto nel 730. In questa casistica, il rimborso non transita in busta e resta sospeso finché il contribuente non interviene con una correzione della dichiarazione o una procedura di rimborso diretto.
Chi ha cambiato datore tra primavera ed estate 2025 ed ha inviato il 730 precompilato senza aggiornare il sostituto. Chi ha delegato il 730 a un intermediario senza segnalare la cessazione del rapporto con il vecchio datore. Chi ha presentato il 730 “presto” e poi ha cambiato impiego nel corso dell’anno, lasciando inalterati i dati del sostituto.
Come verificare se il credito è bloccato: le strade per recuperare il rimborso
Accedere al 730 precompilato nell’area riservata dell’Agenzia delle Entrate e consultare l’esito della liquidazione: spesso compare un avviso in caso di “rimborso non erogato per assenza sostituto”. Controllare le buste paga dei mesi successivi all’invio del 730: se non c’è traccia del conguaglio IRPEF a credito (voci di rimborso), il credito è rimasto fuori. Verificare la Certificazione Unica e gli importi a credito risultanti dalla dichiarazione: l’importo atteso può aggirarsi sui 320 euro ma dipende da detrazioni, oneri e giorni lavorati.

Presentare un 730 integrativo è la via maestra quando si tratta di correggere i dati del sostituto d’imposta indicato in modo errato. In base al tipo di correzione, può trattarsi di un 730 integrativo “di tipo 2” (specifico per l’errore sul sostituto) o “di tipo 3” se si interviene anche su altri dati con effetto sul rimborso. Con l’integrativo si può indicare il nuovo datore come sostituto, così che il rimborso arrivi in busta nelle mensilità successive, oppure optare per il rimborso diretto dell’Agenzia. La presentazione avviene tramite CAF o professionista abilitato; occorre rispettare le scadenze fissate annualmente dall’Agenzia delle Entrate.
Richiedere il rimborso diretto dall’Agenzia è l’opzione del “730 senza sostituto”, utile quando non si vuole o non si può far confluire il credito in busta paga. Il rimborso avviene tramite accredito su IBAN registrato nel proprio cassetto fiscale o con modalità alternative predisposte dall’Agenzia. Controllare che l’IBAN sia correttamente comunicato e intestato al contribuente.
Usare il Modello Redditi PF, se i termini del 730 sono scaduti. Se non è più possibile intervenire sul 730, il credito si può riportare nel Modello Redditi dell’anno successivo per chiederne il rimborso o compensarlo via F24 con altre imposte e contributi.
Recuperare copia del 730 inviato e dell’esito di liquidazione. Verificare le buste paga post-730 e l’assenza di conguagli a rimborso. Contattare un CAF o un professionista abilitato chiedendo la correzione del sostituto tramite 730 integrativo o, in alternativa, la gestione del rimborso diretto. Aggiornare l’IBAN sul sito dell’Agenzia delle Entrate per velocizzare l’eventuale accredito. Conservare ricevute e protocolli: saranno utili in caso di controlli o per tracciare lo stato del rimborso.