Arrivano buone notizie per tutti coloro che possono ambire a rientrare nello scivolo pensionistico Ape Sociale: ecco cosa è emerso dai lavori sulla Manovra 2026 e cosa cambia rispetto agli anni passati.
Un anno in più di tutela per chi vive situazioni lavorative o personali di particolare difficoltà. Con la proroga inserita nella bozza della manovra, l’Ape sociale viene confermata fino al 31 dicembre 2026, offrendo un canale di uscita anticipata a disoccupati, caregiver, invalidi civili e addetti a mansioni gravose. Una “bella sorpresa” attesa dagli interessati, dopo settimane di incertezza: il disegno di legge rinvia infatti la scadenza della misura e ne preserva le regole cardine, in attesa del via libera definitivo.

La proroga al 2026 è prevista dall’articolo 39 della bozza di legge di Bilancio. Non cambiano i requisiti per l’accesso rispetto alle regole attuali: soglia anagrafica, anzianità contributiva e platea tutelata restano le stesse. Lo stanziamento dedicato cresce: 170 milioni per il 2026, con risorse previste anche per gli anni successivi (320 milioni nel 2027 e 315 milioni nel 2028). Nel testo provvisorio non compaiono, per ora, Quota 103 e Opzione Donna: la sola misura di anticipo confermata è l’Ape sociale. Va ricordato che l’iter parlamentare potrebbe modificare alcuni passaggi prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Le scadenze: come muoversi nel 2026 per rientrare nell’Ape Sociale
Per accedere all’indennità servono tre condizioni: età, contributi e appartenenza a una delle categorie tutelate. La cornice resta quella già nota agli assicurati: Età minima di 63 anni e 5 mesi. Il requisito può essere maturato entro il 31 dicembre 2026, purché la procedura venga avviata nei tempi previsti. Contributi: soglia generale a 30 anni. Per chi ha svolto attività gravose (o usuranti) l’asticella sale a 36 anni, con eccezioni più favorevoli per profili specifici come operai edili o addetti della ceramica, per i quali può bastare una storia contributiva di 32 anni.
Il richiedente non deve essere titolare di alcuna pensione diretta. È richiesta la cessazione dell’attività lavorativa (dipendente, autonoma o parasubordinata) alla decorrenza dell’indennità. Sono ammessi solo eventuali redditi da lavoro autonomo occasionale entro il limite di 5.000 euro lordi annui; il superamento comporta la decadenza dal beneficio e il recupero delle somme percepite.

L’accesso all’Ape sociale richiede due passaggi distinti: prima la certificazione dei requisiti, poi la domanda di erogazione dell’indennità. Certificazione dei requisiti: le finestre annuali restano fissate al 31 marzo e al 15 luglio; è prevista una finestra tardiva fino al 30 novembre. Anche chi non ha ancora compiuto l’età utile può chiedere la certificazione, se la maturerà entro il 31 dicembre 2026.
L’INPS verifica le istanze entro i termini previsti (prima scadenza al 30 giugno) e comunica l’esito. Domanda di erogazione: ottenuta la certificazione e cessata ogni attività lavorativa, si presenta la domanda per l’indennità. La decorrenza è dal primo giorno del mese successivo alla presentazione, a condizione che tutti i requisiti siano stati perfezionati. Canali di presentazione: domanda esclusivamente online tramite i servizi telematici INPS, direttamente con SPID/CIE/CNS oppure con l’assistenza di patronati e intermediari abilitati.
La conferma dell’Ape sociale nel 2026 interviene in un contesto in cui le alternative di uscita anticipata risultano, almeno nella bozza, più limitate. La misura continua a rappresentare un presidio per chi esce dal mercato del lavoro in condizioni di difficoltà o ha alle spalle percorsi occupazionali usuranti, mantenendo un impianto selettivo ma focalizzato sulle fragilità sociali e occupazionali. Il rafforzamento delle risorse in bilancio suggerisce l’intenzione di evitare stop-and-go nella gestione delle domande e nelle finestre di certificazione.
 
 




