L’attenzione degli esperti si concentra sull’associazione tra lansoprazolo e alcuni antiaggreganti: una combinazione comune che può ridurre l’efficacia della terapia e aumentare i rischi
Il lansoprazolo, appartenente alla famiglia degli inibitori di pompa protonica (IPP), è uno dei medicinali più diffusi per combattere acidità, bruciore, reflusso e ulcere. Questo farmaco riduce la produzione di acido gastrico, rendendo più gestibili disturbi molto comuni come la dispepsia e la malattia da reflusso gastroesofageo, fino a condizioni più gravi come la sindrome di Zollinger-Ellison. Tuttavia, proprio per la sua ampia diffusione, è fondamentale essere consapevoli che il lansoprazolo può interagire con altri medicinali, influenzando l’efficacia dei trattamenti e il profilo di sicurezza.
Una delle combinazioni più frequenti nella pratica clinica riguarda il lansoprazolo e il clopidogrel, un antiaggregante piastrinico prescritto a milioni di pazienti per prevenire infarti e ictus. Questi due farmaci, sebbene comunissimi e spesso prescritti insieme a chi soffre di patologie cardiovascolari e di reflusso, non sono sempre una coppia ideale.
L’attivazione del clopidogrel dipende da enzimi epatici, in particolare il CYP2C19, e alcuni IPP possono interferire con questo metabolismo, riducendo l’efficacia dell’antiaggregante. Sebbene il lansoprazolo sia considerato meno critico di altri IPP, è comunque raccomandata cautela e una valutazione caso per caso.
Oltre agli antiaggreganti, il lansoprazolo può interagire con una varietà di altri farmaci, tra cui anticoagulanti come il warfarin, che possono vedere alterato il proprio INR e il rischio emorragico, e farmaci come la digossina, con possibili aumenti dei livelli plasmatici e potenziale tossicità. Anche antimicotici, metotrexato, farmaci per l’HIV, fenitoina, rifampicina e fluvoxamina possono vedere modificata la loro efficacia o i loro effetti collaterali a causa dell’interazione con il lansoprazolo.
Gli effetti indesiderati più comuni del lansoprazolo sono generalmente lievi e transitori, includendo mal di testa, nausea o vomito, diarrea o stitichezza, dolori addominali, meteorismo, eruzioni cutanee pruriginose, stanchezza, capogiri, secchezza di bocca o gola. È importante parlarne con il medico se questi sintomi persistono o peggiorano. Inoltre, è cruciale ricorrere rapidamente a valutazione medica in presenza di sintomi come diarrea grave o persistente, dolore addominale marcato, eruzioni cutanee associate a dolori articolari e fotosensibilità, o segni di sanguinamento anomalo.
Anche i “rimedi naturali” possono interferire con il lansoprazolo. L’iperico (erba di San Giovanni), ad esempio, può ridurre l’efficacia del lansoprazolo stimolando gli enzimi che lo metabolizzano. È prudente comunicare al medico e al farmacista qualsiasi prodotto non soggetto a prescrizione, inclusi i fitoterapici.
La maggior parte degli adulti e dei bambini può assumere il lansoprazolo in sicurezza, ma esistono casi in cui è richiesta cautela o una valutazione personalizzata, come in presenza di precedenti reazioni allergiche a lansoprazolo o ad altri IPP, problemi epatici noti, gravidanza, allattamento, o se si stanno pianificando esami endoscopici o si seguono terapie multiple per patologie croniche.
Il messaggio chiave è che i farmaci non agiscono nel vuoto. L’associazione tra un protettore gastrico come il lansoprazolo e un antiaggregante come il clopidogrel è più comune di quanto si pensi, ma va gestita con consapevolezza, evitando il fai-da-te e affidandosi a medico e farmacista per impostare la terapia più sicura ed efficace.
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