Arriva un aiuto economico che fa discutere e incuriosisce: è pensato per chi vive da solo e lo si sta già ribattezzando “bonus per i single”. Una formula che fa presa, perché mette al centro una platea spesso dimenticata dalle politiche pubbliche.
Ma la novità ha anche un’altra peculiarità: non riguarda le coppie e, soprattutto, non si attiva in automatico. Serve capire bene chi ne ha diritto, in quali casi, e quali documenti presentare per non perdere l’occasione.
Nel mare magnum di sigle e misure, la prima curiosità è proprio questa: non conta lo status sentimentale in senso romantico, conta la situazione anagrafica e fiscale. “Single”, nella burocrazia, significa spesso due cose diverse: o non sposato/non convivente ai fini anagrafici, oppure, più tecnicamente, “nucleo domestico composto da un solo componente”. È questa seconda accezione a fare la differenza quando si parla di tasse locali e bollette. Tradotto: se vivi da solo nella tua abitazione di residenza, alcune agevolazioni si attivano o si rafforzano; se invece sei single ma abiti con coinquilini, genitori o altri familiari, potresti non rientrare nei requisiti, perché il nucleo domestico non è a “un componente”.
Insomma, c’è carne al fuoco. Ma come funziona davvero e cosa si può ottenere?
Il cosiddetto “bonus per i single” è, nel concreto, un pacchetto di opportunità che si sommano. Fringe benefit in busta paga, la disciplina 2024 ha confermato un tetto di esenzione fiscale per i benefit aziendali riconosciuti ai dipendenti. Per i lavoratori senza figli a carico la soglia ordinaria è più bassa rispetto a quella prevista per chi ha figli, ma resta comunque significativa per chi vive da solo: all’interno di quel plafond possono rientrare rimborsi di bollette domestiche (luce, gas, acqua), contributi all’affitto o al mutuo prima casa e altri beni e servizi. In pratica: se sei dipendente e vivi da solo, chiedi all’ufficio HR se l’azienda ha attivato i fringe benefit e in che forma; spesso è sufficiente presentare le fatture delle utenze intestate a te o il contratto di locazione per ottenere un rimborso netto, senza imposte e contributi entro il limite previsto.
Sconto TARI per utenze a un solo componente. Molti comuni hanno ritoccato i regolamenti prevedendo una tariffa più leggera per le famiglie con un solo componente. La riduzione agisce sulla quota variabile della TARI, quella legata alla produzione di rifiuti: una persona sola produce meno di un nucleo pluricomponente e, di conseguenza, paga di meno.
Affitto e casa: leve fiscali e contributi locali. Chi vive da solo sostiene per intero il canone; per i giovani in affitto sono previste specifiche detrazioni IRPEF e, a livello regionale o comunale, bandi per contributi al canone. Anche questi strumenti, pur non essendo “solo per single”, hanno un impatto maggiore su chi non divide la spesa con altri. Vale la pena monitorare i portali del proprio comune e della regione per i bandi attivi e conservare tutta la documentazione (contratto registrato, ricevute, certificazione ISEE).
Bollette e tutele ISEE. Le misure di sostegno sulle utenze (luce, gas, acqua) restano collegate all’ISEE. Un single spesso ha un indicatore ISEE diverso rispetto a una famiglia e può rientrare nelle fasce che danno diritto a sconti automatici in bolletta. Anche qui la chiave è l’aggiornamento dell’ISEE e l’allineamento dei dati anagrafici: residenza, composizione del nucleo, intestazione delle forniture.
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